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“Questo virus – scrive – è esistenzialista. Nel suo metterci in pausa forzata, assopendoci con questa domenica senza fine, ci sbatte in faccia una realtà che ci spaventa perché per la prima volta non sappiamo quando finirà, e non sappiamo come sarà il dopo. Chi e come saremo? Ci mette in uno stato di convalescenza, e urgenza. Ozio e operosità. Vuoto e pieno. Spazio e tempo. Come si trasforma il tempo e il suo pensiero nel momento in cui si smette di anelare al tempo libero, al tempo che non c’è mai, perché ne siamo sommersi?
È davvero libero questo tempo? O è solo un altro tempo di cui ci eravamo dimenticati, che ci riporta a considerarci come Esseri, e ci chiede di riconsiderare il nostro fare attivo. Disegnare, come molte altre pratiche solitarie, è un modo di pensare e fissare il proprio tempo. La mia proposta è un modo di fissare cosa ci sta attraversando, anche se non sappiamo cos’è. È un ascolto personale ma si apre per cercare di capirlo insieme”.